NOTA: Molto del materiale che tratteremo proviene dall’opuscolo “LA LINEA CADORNA SUL MONTE BISBINO” pubblicato nel novembre 2011. Ringraziamo di cuore gli amici del Gruppo A.N.A. Bisbino di Rovenna per averci concesso la pubblicazione di molti testi e fotografie.
LA LINEA CADORNA
La linea, impropriamente chiamata Cadorna (la sua vera definizione è Occupazione Avanzata Frontiera Nord – O.A.F.N.) fu realizzata negli anni 1915-1916 dal Passo del Gran San Bernardo fino al bacino del Lago di Como (Gruppo Galbiga – Tremezzo) e, passando dal Monte Legnone e dal Pizzo Tre Signori, terminava al Pizzo del Diavolo in alta Val Brembana. Lungo questo tratto vennero realizzati 72 km di trincee, 88 postazioni di artiglieria delle quali 11 in caverna, 296 km di strade camionabili e 398 km tra carrarecce e mulattiere. Le zone del Lago di Como e del Lago Maggiore erano le più difficili da fortificare perchè non avevano difese naturali e anche perchè vicine all’area industrializzata della Lombardia e quindi più a rischio per un attacco. La progettazione della linea prevedeva la divisione in tre settori: nel primo, il più vicino alle linee nemiche, erano sistemati i posti di vedetta che dovevano essere ben nascosti e quindi posizionati in galleria; il secondo settore era occupato da trincee e reticolati; il terzo prevedeva le postazioni di comando, le artiglierie , le munizioni e gli uomini sistemati in ricoveri blindati o in grotta. Importante era il mimetismo, possibilmente con la sistemazione sotterranea. La linea Cadorna è classificata tra le più lunghe fortificazioni d’Europa: è seconda solo alla Linea Maginot.
Affisso per la regolamentazione del pascolo
illustrazione tratta dal libro “Le Opere Militari del Monte Bisbino” di Giuseppe Tattarletti
Premessa: La Sezione ANA di Como alcuni anni or sono, in vista del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, propose il ripristino delle opere di fortificazione in territorio comasco al fine di renderle visitabili e sopratutto per non lasciarle cadere nell’oblio. I Gruppi Alpini di Moltrasio e di Rovenna, che per motivi territoriali conoscono bene la zona, sono stati chiamati a fare da capofila nell’organizzazione dei lavori sul Monte Bisbino.
Dal Presidente Sezionale
Quella delle fortificazioni del Monte Bisbino è una storia lunga quasi un secolo. Una storia fatta di lavoro pesante e pieno di difficoltà, partita durante la Grande Guerra con le fatiche della costruzione e arrivata fino ai giorni nostri, con altrettanta fatica, per il recupero del poco che rimane. (omissis). Ed il modo degli Alpini per tener viva la memoria non si limita a tramandare il racconto della Storia, ma a lavorare sodo per rendere ancora visibili le sue tracce, affinché il ricordo sia più vivo, più visibile. (omissis). In occasione di alcune visite al cantiere, in fase di lavorazione, ho visto impegnati Alpini comaschi veramente di tutte le età. Vedendoli all’opera risultava evidente la differenza di energia tra gli uni e gli altri, perchè l’anagrafe fa questo effetto. Però in tutti ho notato ogni volta un fattore comune, di uguale intensità, l’entusiasmo con cui ognuno dava veramente il massimo, dal trentenne all’ottantacinqenne. (omissis). E’ a questi uomini speciali che invio un fraterno abbraccio, per esprimere in un semplice gesto la profonda riconoscenza dell’intera Sezione comasca della nostra Associazione.
Enrico Gaffuri (Presidente della Sezione A.N.A. di Como)
Le parole del Presidente Enrico Gaffuri non hanno certamente bisogno di commenti; bastano le immagini!
Descrizione dei lavori eseguiti
Per svariati motivi, riconducibili principalmente alle condizioni dei manufatti che non erano uguali in tutta la fortificazione (alcuni tratti sono definitivamente persi, altri sono stati riempiti per esigenze di pascolo del bestiame o di altre attività agricole nei decenni passati) ci si è concentrati in alcune parti della fortificazione. I tratti scelti sono quelli che sono stati ritenuti i più significativi per la loro posizione (facili da raggiungere per l’escursionista e il turista) e il loro orientamento (verso la Svizzera) e per la tipologia costruttiva che presentano: si sono riprese trincee a cielo aperto, camminamenti coperti, traverse, un ricovero interrato e una postazione d’artiglieria con ricovero in roccia. La descrizione dell’intervento la lasciamo alle immagini seguenti, con un confronto del Prima e Dopo dei punti più significativi.
Ed ora vi presentiamo una vera “chicca”. Un moltrasino che lavorò a quei tempi nella costruzione della Linea Cadorna, lasciò un ricordo di sè in un rifugio coperto. Incise nel cemento, presumibilmente con un chiodo, le proprie generalità.
Vita Durini Santo 1917
Dall’opuscolo “La Linea Cadorna sul Bisbino”
dai Capigruppo
E’ con grande soddisfazione e altrettanta gioia che, dopo un impegno lavorativo di 40 e più giornate, possiamo presentare agli occhi di chi frequenterà il monte Bisbino le opere di difesa del nostro territorio risalenti alla prima guerra mondiale e riportate alla loro funzione originaria. In questa occasione corre l’obbligo di ringraziare gli Alpini di alcuni Gruppi, citati in altra parte del libretto, e i Soci Alpini dei nostri due Gruppi che hanno preso a cuore questo intervento dando un indispensabile apporto per la realizzazione del progetto. Come appartenenti a due Gruppi posti alle pendici di questo monte vogliamo far conoscere, in particolare ai giovani, attraverso queste opere facenti parte della cosiddetta Linea Cadorna, gli avvenimenti che nel periodo della Prima Guerra Mondiale interessarono il nostro territorio. Ci auguriamo inoltre possano anche essere di ammonimento a qualsiasi futuro intervento militare. E’ nostro auspicio percorrere con il nostro cuore e con il cuore dei giovani il sentiero delle trincee per riscoprire il desiderio di pace degli uomini. Saranno momenti per mantenere nella memoria il grande valore del sacrificio di tanti Alpini e di tanti civili per la nostra Italia. Terminato il lavoro di sistemazione delle trincee un altro compito ci attende: portare le scolaresche, far conoscere loro gli avvenimenti di quel lontano passato ed anche educarle al rispetto dell’altro, ai valori di libertà e di democrazia. L’incontro sul Bisbino ci offrirà l’occasione per un riconoscente pensiero ai militari, ai civili, alle donne che contribuirono alla realizzazione di queste opere di difesa da un possibile intervento nemico portato attraverso il confinante territorio elvetico. In questo intervento crediamo di aver messo tutta la nostra buona volontà di Alpini legati fortemente al territorio del monte Bisbino.
Gianmario Porro (Capogruppo di Moltrasio) Gianluigi Rinaldini (Capogruppo di Rovenna)
Discorso inaugurale del Capogruppo A.N.A. di Moltrasio Porro Gianmario
Il Bisbino oggi si è messo l’abito di gran festa. Si è tolto il cappello grigio delle giornate autunnali e si è messo in testa il Cappello Alpino. Vuol solennizzare con gli Alpini, a conclusione dei lavori di sistemazione di una parte delle trincee, una pagina di Storia che lo ha visto coinvolto in prima persona. Nell’apprestarci all’inaugurazione delle trincee facenti parte della Linea Cadorna, riportate alle loro origini da noi Alpini, vogliamo far conoscere ai giovani ciò che avvenne sulle nostre montagne nel periodo 1915-1918 ed essere anche di ammonimento a non ripetere più quegli errori. Lo studio di questo intervento incominciò nel 2005 in occasione della ricorrenza dei 90 anni dell’inizio della 1ª Guerra Mondiale. L’escursionista nel percorrere il sentiero segnalato per la visita delle trincee, costruite a pochissima distanza dal territorio elvetico, si renderà conto che questa opera di fortificazione era di difesa della frontiera per un eventuale attacco nemico in corrispondenza della zona del Ticino e a protezione dei laghi Maggiore e di Como. Fortunatamente questo non avvenne e l’operatività della Linea Cadorna rimase sulla carta assumendo solamente importanza perchè diede lavoro a molte persone che vivevano in montagna. Inoltre questo intervento di rifacimento delle opere di difesa del confine vuole rendere omaggio agli uomini della milizia territoriale sia per le loro capacità costruttive, sia perchè, in condizioni certamente proibitive per la climatologia e per durezza del lavoro, si impegnarono nella costruzione di queste fortificazioni. I visitatori potranno testimoniare l’abilità e i sacrifici delle persone che hanno costruito queste opere che l’incuria del tempo e il disinteresse degli anni passati non hanno cancellato completamente. Un pensiero di riconoscenza và anche alle tante donne dei nostri paesi che furono largamente destinate a questi pesantissimi lavori; erano tempi difficili e anche il poco che potevano guadagnare era una benedizione del cielo per aiutare il magro bilancio familiare. Come pure non dobbiamo dimenticare i militari e le maestranze locali che nel 1916 iniziarono i lavori per la costruzione della strada Rovenna – monte Bisbino di Km. 12. Questo sentiero non dovrà più essere un sentiero di guerra, ma un sentiero di pace. L’incontro sul Bisbino per presentare i lavori di ricostruzione delle opere di difesa militare sussidiarie al fronte reale ci porta a ricordare che noi Alpini abbiamo un comandamento al quale non possiamo venir meno
“Per non dimenticare”
Dimenticare è povertà, è mancanza di rispetto per chi si è sacrificato per la nostra Patria.
“Ricordare è ricchezza”
Vuol dire essere degni di chi ci ha preceduto.
Con la consegna alle nuove generazioni di queste opere di fortificazione difensiva ripristinate trasmettiamo le testimonianze di un periodo doloroso della storia italiana affinché vengano conservate e avvalorate perchè patrimonio culturale della memoria del nostro passato. Il lavoro di recupero delle trincee è un arricchimento della nostra memoria ed è una riflessione da trasmettere a tutti i governanti per una pacifica convivenza. E’ doveroso pertanto che si conosca il mondo dei nostri Padri. Per questo intervento ce l’abbiamo messa proprio tutta con un unico obiettivo: rendere onore al sacrificio di tanti uomini e donne dei nostri paesi. Oggi dal nostro Paradiso ci sorrideranno e con una immaginaria “pacca” sulle spalle ci ringrazieranno per non aver scordato il loro impegno al servizio della Patria. Ed ora permettetemi di completare il mio intervento con un ringraziamento particolare: non tocca certamente a me, ma credo che ai Vecchi Alpini sia concesso tutto. Trascinato dall’entusiasmo che mi ha accompagnato in tutte le giornate di lavoro esprimo un grazie di dimensioni gigantesche agli Alpini di Rovenna, agli Alpini di tutti i Gruppi che hanno lavorato in Bisbino, agli uomini della nostra Protezione Civile e agli Alpini del mio Gruppo che hanno dato un aiuto indispensabile per la realizzazione di questo intervento. Grazie e bravi Alpini! E chiudo con una riflessione che mi viene offerta dai contenuti delle nostre manifestazioni. Questa cerimonia sentita e toccante è l’occasione per ribadire quei valori che legano anziani e giovani e per mettere in evidenza che il Cappello Alpino è orgoglio per continuare ad affermare e difendere i principi inviolabili quali il Tricolore e il senso di Patria. Con gli occhi rivolti al Santuario chiedo alla Madonna, alla quale noi dei paesi vicini siamo particolarmente devoti, la protezione su tutti i giovani Alpini che, lontani dalla Patria, operano per la pace. Ed ora permettetemi che mi sfoghi con un
Evviva gli Alpini